Negli ultimi anni si è affermato un nuovo modello di industria, finalizzata all’innovazione e alla crescita costante: i processi produttivi si sono evoluti progressivamente e nuove tecnologie sono state introdotte, con l’obiettivo di ottimizzare le risorse e aumentare l’efficienza.
La cosiddetta Industria 4.0 è la trasformazione che ormai da tempo si sta verificando nel settore industriale attraverso l’innovazione e la digitalizzazione e che ha portato all’ottimizzazione dei processi, alla riduzione dei costi e a un profondo controllo di sistema.
In questo modo si è alzato il livello di produttività, sono migliorate le condizioni di lavoro ed è migliorata la qualità degli impianti e dei prodotti finiti.
Tutto questo è stato possibile grazie all’interconnessione, ovvero un’evoluzione delle tecnologie digitali che hanno portato a una maggiore comunicazione e cooperazione tra impianti, persone e informazioni lungo tutta la catena del valore. L’Industria 4.0 prevede, infatti, una profonda connessione tra sistemi fisici e digitali e un’analisi complessa tra ‘big data’ e adattamenti ‘real time’.
Per sfruttare al massimo questa opportunità, tuttavia, è necessario avere strumenti informatici adeguati a interconnettere tutti i beni strumentali di fabbrica. La scelta migliore è quella di affidarsi a un unico software gestionale che possa standardizzare i flussi dei dati per avere una visione globale in qualsiasi momento e da qualsiasi device di tutti i livelli aziendali, dai fornitori fino ai clienti finali, ai processi produttivi e alla rete vendita. Solo grazie a questa visione globale dell’andamento dell’azienda è possibile individuare e migliorare eventuali aree deboli, prendere decisioni in tempi sempre più rapidi e creare un flusso di lavoro sempre più snello.
Decisivo si è rivelato in questo senso il Piano Nazionale di Transizione 4.0, un progetto di investimenti messi a disposizione dallo Stato attraverso un rilascio di credito di imposta per coprire gli investimenti fatti per macchinari, impianti e attrezzature informatiche e per accompagnare così le aziende in questo percorso di trasformazione digitale.
Il Ministero delle Imprese ha voluto, poi, sostenere attivamente le imprese italiane nella transizione verso un’economia più ecosostenibile, favorendo la competitività e la creazione di valore nel contesto europeo e globale.
Dopo qualche rinvio e revisione, infatti, è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo definitivo del Piano Transizione 5.0. Il programma mira a sostenere gli investimenti nella digitalizzazione e nella transizione ‘green’ delle imprese attraverso un innovativo schema di crediti d’imposta che agevoleranno gli investimenti in beni materiali e immateriali, purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici pari almeno al 3% (o al 5% se calcolata sul processo interessato dall’investimento).
Inoltre, saranno ammessi anche investimenti in nuovi beni strumentali necessari all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e spese per la formazione del personale finalizzate all’acquisizione o al consolidamento di competenze nelle tecnologie per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi.
Il Piano Transizione 5.0, nello specifico, prevede incentivi per chi effettua investimenti nelle stesse tipologie di beni strumentali già previsti nel Piano Transizione 4.0, fermo restando l’obbligo di attestare l’interconnessione raggiunta con gli investimenti. Si aggiungono, però, nell’elenco degli incentivi i sistemi di monitoraggio dei consumi, quali software, piattaforme o applicazioni per l’intelligenza degli impianti che garantiscano il monitoraggio continuo dei consumi energetici e dell’energia autoprodotta o che introducano meccanismi di efficienza energetica.
La Transizione 5.0, dunque, non rappresenta solo un’evoluzione tecnologica, ma un vero e proprio cambiamento di paradigma per i settori industriali. I suoi pilastri, incentrati sull’uomo, la sostenibilità e la collaborazione, pongono le basi per un futuro industriale più resiliente, inclusivo e rispettoso dell’ambiente.
L’adozione di questi nuovi principi da parte delle aziende non solo migliorerà il loro successo e le loro prestazioni economiche, ma contribuirà anche a creare un futuro del lavoro più sostenibile e sicuro.
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